Ben otto anni fa mi trovavo all’inizio di una bellissima avventura, durata solo pochi mesi ma rimasta in eterno nella mia memoria. La mia amata compagna d’avventura si chiama Dublino.
Ho vissuto in quella magica città solo qualche mese, lavorando come tirocinante all’Istituto Italiano di Cultura. È stata un’esperienza meravigliosa, forse non dal punto di vista professionale, ma sicuramente dal punto di vista umano.


Quando sono salita da sola su quell’aereo, sapendo che sarei stata lontana dal mio fidanzato, dagli amici e dalla famiglia per dei mesi, in una terra sconosciuta, con una lingua sconosciuta (se pensate che gli irlandesi parlino inglese non siete mai stati in Irlanda…), senza un’idea di dove sarei andata ad abitare, devo ammettere che, nonostante il mio spirito viaggiatore, ero un po’ intimorita. No, non è vero, ero terrorizzata. Eppure tutta quella paura è scomparsa di colpo appena sono atterrata a Dublino. C’è una magia in quella città (o c’è stata per me), una magia nei suoi abitanti, che non ho mai dimenticato e mai trovato da nessun’altra parte. Mi sono sentita a casa come non mi è mai più successo.
L’Irlanda è una terra meravigliosa e non ho conosciuto nessuno che sia tornato da un viaggio in quelle verdi lande senza esserne rimasto folgorato. Il mal d’Irlanda non si guarisce, si può solo alleviare con frequenti ritorni.


Quando qualcuno mi chiede consigli su cosa visitare in Irlanda divento improvvisamente logorroica e comincio a bombardare lo sventurato interlocutore con tutti  i luoghi da non perdere (stile lonely planet), dal Connemara al Ring of Kerry, finché qualcuno non mi ferma e mi fa uscire dalla mia trance mistica. A tutti quanti do lo stesso consiglio: non rimanete più di due o tre giorni a Dublino. Potrebbe sembrare strano, visto il mio amore per quella città, ma la ragione c’è: non ha senso vivere Dublino da turista. Dublino va vissuta con calma, in settimane, mesi, per imparare a conoscere le cose che un turista non vede, per godere dei suoi colori che cambiano, abituarsi al suo clima, ai parchi ogni angolo di strada, alla guida al contrario e agli autobus che non sai quando passano (sì, a questo siamo già abituati in effetti…). E per imparare a innamorarsi della sua gente, della loro allegria, del loro accento strano, di quell’inglese non inglese che ha un suono meraviglioso e che ti fa sentire a posto con la coscienza se sbagli un present perfect. Dublino va vissuta con calma, come una storia d’amore.
A chi ci va da turista comunque, nei pochi giorni di permanenza, suggerisco sempre di fare una capatina alla Guinness Storehouse, la casa della Guinness. Sicuramente è un’attrazione per turisti e sicuramente l’ingresso è un po’ caro, tuttavia il tour è molto interessante, soprattutto perché offre una panoramica sulla storia di Dublino e sull’importanza che Arthur Guinness ha avuto nell’influenzare l’economia di quella terra. E poi diciamolo, l’occasione di bere la birra più buona del mondo (parere personale, ma se non l’avete provata lì non avete il diritto di contraddirmi) spillata direttamente a casa sua è un motivo più che sufficiente per dedicare qualche ora alla visita.
Mi dispiace però non essermi goduta la spiegazione del ritrovamento di una mappa di Dublino del 1892 su cui erano segnati tutti i pub della zona, “il male assoluto” di una città che si avviava, come tutto il mondo, verso il periodo buio del proibizionismo. Mi sarebbe piaciuto assistere alla spiegazione dal vivo, ma mi devo accontentare di quanto ho letto in questo articolo di Cónal Thomas, pubblicato il 24 luglio sul Dublin Inquirer. Lo traduco qui di seguito e se leggendolo vi viene voglia di fare un salto in Irlanda chiamatemi pure, in 5 o 6 ore vi racconto tutto quello che potete visitare…

UNA MAPPA DEL 1892 MOSTRA IL “MALE ASSOLUTO” DI DUBLINO
CÓNAL THOMAS, 24 LUGLIO 2018

foto di Cónal Thomas

L’archivista della Guinness Storehouse, Fergus Brady, fa strada ai visitatori riuniti vicino alla scala, in una piccola stanza che si affaccia su James’s Street.
Sopra il tavolo più vicino alla finestra si trova una mappa – uno dei 200.000 oggetti conservati nell’archivio del St James’ Gate. È in ottime condizioni, conservata tra due sottili fogli di plastica. Con dei puntini rossi sono segnate decine di luoghi della Dublino del 1892. Si tratta, come preannuncia il titolo, di una “MAPPA DEL MALE ASSOLUTO DI DUBLINO (I PUB)”. Quando l’hanno scoperta il mese scorso, ci dice Brady, “si sono fatti una bella risata. Perché mai la Guinness avrebbe fatto una propaganda contro la Guinness?”
A quei tempi alcuni quartieri di Dublino erano disseminati di pub, a quanto pare. Vi sono infatti gruppi di puntini rossi su entrambi i lati del Liffey. Ce n’è “davvero un mucchio su Thomas Street e James’s Street”, dice Brady, indicando un gruppo di puntini rossi.
I pub si erano staccati dalle distillerie della zona dei Liberties, che avevano fatto guadagnare a quella parte della città il soprannome di Triangolo d’oro. Brady indica la parte inferiore della mappa. “Questo dimostra che la Guinness sapeva chi erano i cattivi, dal proprio punto di vista”, dice. E non erano loro stessi.
La mappa è stata stampata dalla “Dublin, Glendalough e Kildare Diocesan Association of Temperance Society”. E non era tanto la birra ad essere presa di mira, quanto il whisky.
Nel 1892, la birra era vista come un veleno più moderato rispetto al whisky, spiega Brady. “Quindi la Guinness, forte di questa convinzione, è riuscita a ritrarre se stessa come dispensatrice di una bevanda molto più salutare.”
Alcuni membri del consiglio di amministrazione della Guinness nel 1892 erano anche membri della Chiesa d’Irlanda. Quindi, potrebbero aver goduto di un’occhio “di favore” su una mappa della sobrietà, secondo Brady.
La Guinness, di proprietà di “protestanti miti, parsimoniosi e laboriosi”, incentivava la moderazione, scrive lo storico Diarmaid Ferriter nel libro A Nation of Extremes: the Pioneers in Twentieth-Century Ireland. “È banale presumere che tutti i birrai e i distillatori avessero interesse a presiedere una cultura del bere basata sull’eccesso”, afferma Ferriter.
Padre Theobald Mathew fondò la sua società astemia nel 1838 e incoraggiò le persone a impegnarsi a non bere alcolici. Alla fine del XIX secolo, molti riformatori appoggiavano i cambiamenti nelle leggi irlandesi sulle licenze, ritenuti la sola via per affrontare la bevanda del demonio, scrive Ferriter.
All’epoca la discussione non era limitata all’Irlanda, ma coinvolgeva tutto il mondo. La mappa si lega a quel crescente movimento globale, che ha generato il ben noto proibizionismo negli Stati Uniti dal 1920 al 1933, sostiene Brady. Nel 1892, la città di Dublino contava un totale di 747 locali autorizzati, ciascuno contrassegnato e “marchiato” da questa mappa della sobrietà.
Sei anni dopo, James Cullen, un prete irlandese, fondò la sua Pioneer Total Abstinence Association, comunemente nota come “i pionieri”.
Oggi
Una manciata di questi pub ancora oggi serve da bere ai dublinesi. (una versione più grande della mappa è disponiile Qui.)
Su Poolbeg Street, un puntino rosso segna il pub Mulligan’s. Dal 1782, anno di apertura del pub, ben poco è cambiato, racconta il manager Gary Cusack.
Allo stesso modo, lo Swan, contrassegnato da un puntino rosso all’angolo tra Aungier Street e York Street, “non è cambiato molto”, afferma il direttore David Forte. È stato originariamente costruito nel 1661 come taverna. Gli attuali arredi del pub sono stati costruiti nel 1897. “Dicono che la bevanda più sicura fosse l’alcol perché non si poteva bere l’acqua a Dublino“, racconta Forte. “La gente veniva nei pub per rinfrescarsi, e molti lavoratori per cambiare i loro assegni”.
Alla fine del XIX secolo gli arresti a Dublino erano frequenti.
Nell’angolo in alto a destra della mappa, le cifre della polizia metropolitana di Dublino mostrano che nel 1891 ci furono 11.651 arresti per ubriachezza e 3.870 arresti per disturbo della quiete pubblica.
L’ubriachezza può causare crimini più gravi, che difficilmente possiamo riscontrare nelle cifre principali. Ma basandoci sui dati più attendibili dell’ufficio centrale di statistica, il numero di arresti per ubriachezza e disturbo della quiete pubblica nella città di Dublino nel 2017 non regge il confronto: solo 3.917.