I vantaggi di un lavoro da freelance sono molti: più autonomia, nessun cartellino da timbrare, niente capi, niente spostamenti obbligati casa-lavoro e nessun obbligo di vestirsi in maniera decorosa, solo per citarne alcuni.
Il senso di libertà di fare un lavoro che ho scelto, nei tempi e nei modi che voglio (compatibilmente con le esigenze del cliente che mi paga), è personalmente l’aspetto che apprezzo di più di questa mia nuova vita da freelance.
Certo, ci sono anche gli aspetti negativi.
Avevo già parlato in precedenza dei timori e delle incertezze di un lavoro autonomo, e credo che sia abbastanza evidente che non sapere se ci sarà o meno un’entrata nel conto corrente a fine mese è un’incognita che mette un tantino sotto pressione.
Tuttavia, questo è forse l’aspetto con cui si impara prima a convivere (almeno per quanto riguarda la sottoscritta). Ci sono altri aspetti non proprio positivi che personalmente non avevo considerato del mio lavoro da freelance:
1- Il Self Marketing

Sapevo ovviamente che avrei dovuto trovarmi da sola nuovi clienti, ma non l’avevo mai visto come un problema. Il mio lavoro principale consiste sostanzialmente nel tradurre/creare testi di marketing per i miei clienti, perciò mi sembrava ovvio che auto promuovermi non sarebbe stato un problema.
Mi sbagliavo. Oh, se mi sbagliavo!
Non so se succede anche a voi (ditemi di sì anche se non è vero per favore…), ma io quando devo dire qualcosa di me (che non sia ironico) vado nel pallone. Mi si crea un vuoto cosmico nella scatola cranica e non riesco a pensare a nulla di sensato, quindi inizio ad andare nel panico perché non ho idee, allora cerco di costringermi a farmi venire un’idea, e ovviamente più ci penso più non arriva nulla, più vado nel panico e avanti così, in una spirale infernale che finisce inevitabilmente dentro al sacchetto dei biscotti.
2- La Gestione del Tempo

Avendo lavorato molto in uffici amministrativi, dove gestire le scadenze era la quotidianità, ero certa che non avrei avuto alcun problema nell’organizzazione delle mie attività. Indovinate un po’? Mi sbagliavo di nuovo. Una cosa è gestire delle scadenze predeterminate, una cosa è gestire il proprio tempo autonomo. E grazie al cazzame (non è una parolaccia), mi direte voi, sembra ovvio. Sembra, ma non è, almeno per la sottoscritta (che, ormai avrete capito, non brilla per perspicacia).
Sta di fatto che incastrare il lavoro per i miei clienti con le altre attività legate alla mia professione (fatturazione, formazione, marketing, ecc.) si è rivelato un po’ più complicato del previsto. E non aggiungo alla lista tutte le attività extra lavorative che in qualche modo vanno inserite nella giornata (una su tutte le pulizie di casa…nessuno si stupisca se non invito spesso ospiti, è per la loro incolumità).
E quando non riesco a gestire a dovere il tempo e le priorità finisce che mi ritrovo seduta a fissare il computer cercando di decidere da cosa iniziare, e intanto le ore passano e a fine giornata non ho fatto neanche la metà di quello che avrei dovuto fare.
3- La Solitudine

Ho lasciato questo punto per ultimo, ma non è il meno importante, anzi. Nei miei lavori precedenti sono sempre stata abituata ad avere dei colleghi, talmente abituata da darlo per scontato. Magari il mio lavoro lo facevo da sola (ho sempre lavorato bene in autonomia), ma i colleghi c’erano, alcuni nel tempo sono diventati veri amici, altri sono stati compagni di viaggio, altri ancora forse li ho dimenticati.
Ma il punto è che, dopo tanti anni in cui ho avuto dei colleghi, per me era diventato normale iniziare la mattina con un caffè in compagnia, fare delle chiacchiere prima di sedermi al computer, cominciare la giornata, anche la peggiore, con un momento di calore umano. A metà mattina c’era bisogno di una pausa caffè (o di una pausa frutta…), dopo pranzo caffè e sigaretta erano essenziali prima di tornare davanti alla scrivania…e tutto questo era sempre accompagnato da due chiacchiere (o a volte un po’ più di due…) con i colleghi. E poi quando c’era un momento difficile, un attimo di sconforto, o anche solo qualche aneddoto divertente da condividere, c’era sempre qualcuno con cui parlarne, con cui sfogarsi o con cui ridere.
Ecco. Tutto questo mi manca. Non è che mi senta sola, anzi, devo dire che esco molto di più rispetto a prima e passo più tempo con gli amici, e questo è l’aspetto che più ha migliorato il mio stile di vita. Ma è proprio quella condivisione nel lavoro che mi manca, quell’aspetto legato alla quotidianità in ufficio e quelle chiacchiere che spezzano (e rendono più piacevole) la giornata lavorativa.
Soluzioni?

In questi mesi ho sperimentato diverse possibili soluzioni per questi piccoli problemi del lavoro da freelance. Non li ho risolti, ovviamente, ma qualche aiuto l’ho trovato.
Per la gestione del tempo mi sono affidata a Trello, un’app gratuita che permette di organizzare tutte le attività in diverse schede, molto utile soprattutto per gestire il lavoro di un team (infatti ho iniziato a utilizzarla quando sono entrata a far parte del team di traduttori di Shopify), ma che io trovo funzionale anche per monitorare le mie attività quotidiane. Scrivo tutto quello che devo fare e lo dispongo in ordine di priorità nei diversi giorni della settimana, e questo mi aiuta a organizzarmi. E non vi dico la soddisfazione di segnare un’attività come FATTA e vedere la spunta verde di fianco!
Scrivere qualcosa che mi aiuti a pubblicizzarmi continua a rimanere un problema, ma quando entro nel blocco più totale e il mio cervello viene inghiottito dal Nulla come la città di Fantàsia (se non avete visto/letto La Storia Infinita è il caso di rimediare al più presto), un sistema per sbloccarlo l’ho trovato. Ed è legale…
Inizio a scrivere qualcosa che non c’entra assolutamente nulla con me: può essere un raccontino horror di fantasmi, una storiella divertente che ho sentito, un sogno che ho fatto la notte precedente o la descrizione dettagliata della mia nuova crema solare, il soggetto non ha alcuna importanza. L’utilità di questo lavoro sta nel fatto che sblocco la mia mente e riesco a scrivere, evitando il panico.
In genere poi riesco anche a scrivere due parole di self marketing…con due parole alla volta riuscirò a scrivere il mio messaggio nel tempo che c’ha messo Proust a scrivere Alla ricerca del tempo perduto, ma l’importante è cominciare.
Sola ma social
Sono riuscita ad arginare un po’ la solitudine lavorativa con l’aiuto dei gruppi Whatsapp e Facebook, in cui posso confrontarmi e scambiare esperienze con colleghi da tutto il mondo. Sono contatti belli e anche utili, e mi fanno sentire meno sola, nonostante passino attraverso uno smartphone.
Ma l’abitudine ad avere dei colleghi attorno è radicata, e allora mi capita di commentare qualcosa ad alta voce e occhieggiare alla stampante in cerca di consenso, oppure di proporre una pausa caffè alla lampada, o di chiedere alla sedia se ha letto l’email…
Probabilmente mi abituerò a lavorare da sola, o forse mi deciderò ad affittare un co-working. Per il momento però rimane uno dei principali problemi irrisolti del mio lavoro da freelance.
E quindi?
Svolgere un’attività autonoma ha degli svantaggi, a volte più evidenti a volte meno; ma qual è il lavoro che ha solo aspetti positivi?
In questi mesi c’è una cosa che ho capito: amare il lavoro che si fa (e che si è scelto) fa apparire gli aspetti negativi molto meno negativi, e molto più sopportabili. Almeno per me.
Se avete voglia di commentare, di dirmi cosa ne pensate, o di darmi qualche consiglio per non parlare con gli oggetti (oltre a un trattamento sanitario obbligatorio), sbizzarritevi nei commenti!
Affittare un co-working, sebbene costoso, potrebbe essere una soluzione non solo alla solitudine, ma anche al marketing. In questi ambienti spesso si condividono clienti soprattutto quando i co-workers fanno attività diverse e complementari.
E poi… non sottovalutare mai l’importanza di dur chiacchiere davanti ad un caffè!!! Lo scambio di idee, il semplice sfogo e, non meno importante, un po’ di sano cazzeggio. In gamba!
Grazie Bruno! Infatti, il co-working sarebbe una soluzione ottima per tanti motivi, purtroppo al momento il costo mi frena. Ma confido che prima o poi non sarà più un problema… 😉